Don Luigi Verdi – Ricominciare dall’umiltà

Una bellissima riflessione di don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, sull’umiltà e sulle nostre radici. Ecco il link all’articolo, sul blog di Romena “Prendi il largo”:

“Ricominciare dall’umiltà”, l’intervento di don Luigi

 

Luigi Ciotti – La storia ha bisogno di noi

Trovo questo pensiero di Luigi Ciotti all’inizio del bel libro “Il morso del più“, che raccoglie la memoria di tanti incontri nei quali è stato ospite presso la Fraternità di Romena. E mi pare un buon viatico per l’anno sociale che sta per riaprirsi, e che certo richiederà il nostro impegno e le nostre migliori energie.

Anche se l’orizzone di una mèta ci appare lontano,
anche se a volte è naturale sentirsi scoraggiati,
non dobbiamo fermarci.
La storia ha bisogno di noi.
Nella storia c’è una pagina bianca
che siamo chiamati a scrivere.
È nostra, ci è affidata.
È Dio che ci dice: “Scrivila tu”.
(Luigi Ciotti)

don Luigi Ciotti a Romena

don Luigi Ciotti a Romena

Un venticello leggero

Gratitudine. E’ il primo pensiero, la prima emozione dopo un bellissimo Tempo di Fraternità, a Romena. Fitto d’incontri, di volti, di storie. Impossibili da elencare: vanno dalla A di Alessandro alla V di Veronica, passando per gli occhi blu pieni di stupore di Eliel, che ha guidato senza incertezze i miei passi e quelli di mamma Elisa in una notte di luna piena e di fiducia.

Gratitudine per Gigi, don Luigi Verdi, che ci ha regalato infinite suggestioni e forza di Parola ogni mattina, e che si dona ogni giorno – senza misura! – fedele alla sua chiamata, sulle orme di don Tonino Bello. Per Giorgio, fra Giorgio Bonati, un figlio di San Francesco che coltiva la bellezza e la semplicità, le favole sagge condite di buona musica, la tenerezza e la forza. Per Massimo Orlandi, memoria storica di Romena e tessitore d’incontri e di racconti, con il sorriso e lo stupore che solo le persone con un cuore bambino ti sanno trasmettere. E per tutte le persone che rendono la Fraternità di Romena un luogo speciale, una perla preziosa incastonata nel verde del Casentino, terra di spiritualità millenaria.

Romena - la Pieve

Difficilissimo rendere a parole le emozioni, forse ci riesce solo la poesia. Non raccontabili i volti, i silenzi, i sorrisi. Le parole appena accennate, l’urgenza di raccontarsi, il desiderio di condivisione. La sete di amore, di relazioni autentiche, di bellezza. Che Romena appaga, in profondità. Fino a far restare le persone più giorni di quelli previsti. O a farle ritornare appena possibile. Perché ha porte aperte, una regia discreta defilata minimale, che lascia di stucco i fan della dea Efficienza, e commuove i pellegrini inquieti e le anime volatili: porte aperte ovunque, nessuno a chiedere conto di appartenenze e destinazioni, libertà di andare e di venire, di sostare anche solo per una notte. Come si conviene a ogni porto. Un porto di terra, in questo caso.

Mi domando spesso quale sia il segreto di Romena e dell’atmosfera che vi si respira. Potrebbe dipendere dall’esperienza di ventidue anni di fraternità, e dalla capacità di affinare sempre più uno stile, levando tutto ciò che è superfluo e ispirandosi alla semplice bellezza della Pieve romanica. Potrebbe essere l’energia di tutti i pellegrini che vi hanno sostato, in quasi novecento anni di storia, come sostiene qualcuno: un’ipotesi che mi affascina e che ha un fondamento certo. Qualcun altro se la cava con l’ipotesi più scontata: Romena è un luogo che unisce semplicità e bellezza, è pieno di suggestioni, e con un po’ di fortuna si riesce pure a strappare un colloquio a Gigi, don Luigi, sicché…

In realtà, credo che il motivo più bello per andare a Romena, Romena - l'interno della Pieve trovarcisi bene e volerci tornare sia quello citato da Massimo Orlandi, un lunedì pomeriggio: la bellezza di tante persone e di tante storie che arrivano da ogni parte, scelgono di aprirsi, di mettersi in gioco, d’intrecciarsi. Provando a non giudicare, lasciando andare il timore di sentirsi giudicate. Scegliendo l’autenticità, la semplicità. L’incontro con altri viandanti. Con la quieta bellezza di cui è adorna la Pieve. Fatta di stile romanico, icone, musiche meditative, cinguettii di rondini, stuoie di cocco: un’energia semplice e potente al tempo stesso, che si avverte subito, appena varcato il portale, sempre aperto.

Romena è tutto questo e molto altro. Il Tempo di Fraternità è un modo semplice per sperimentare i ritmi dei monaci – lavoro preghiera condivisione fraternità – e per scoprire che relazioni autentiche sono possibili, ancora oggi. Che la vita diventa densa ricca saporita, quando viene alleggerita dei ritmi da manicomio, dei troppi stimoli inutili, delle paure oppressive e del bisogno di essere all’altezza. In fondo, scoprire che si può semplicemente essere sé stessi, condividere pezzetti di strada con altre persone, specchiarsi negli occhi di un altro me stesso è tanta roba. Con un sapore inconfondibile, speciale. Umano e divino.

Torni a morderci la vita

“Tutte le primavere fanno fatica. Tutte. Anche quella che non vedi. E tutti i cambiamenti, tutte le resurrezioni fanno tanta fatica. E allora noi siamo qui, stanotte, perché vogliamo forzare la primavera a venire… E ogni volta che facciamo crescere qualcosa in cultura, in poesia, in musica, in sensibilità, in amore, in giustizia, in chiarezza, in sincerità… Ogni volta che facciamo salire qualcosa del genere, che vale la pena, la primavera prende più forza…
Vedete, Gesù è diventato Gesù quando la vita ha cominciato a mordere. Così, torni a morderci la vita anche a noi, perché ognuno di noi torni quello che è davvero”.

Luigi Verdi, Omelia della Veglia di Pasqua 2013

Pieve di Romena (AR)

Un appunto sull’imperfezione

Mi è capitato sott’occhio un pensiero folgorante di Gigi Verdi, della Fraternità di Romena, che riporto qui:

“Noi sciupiamo l’amore per paura e per attaccamento…
abbiamo dolori isterici senza equilibrio…
ma perdonare è imparare ad amare le imperfezioni”
(Don Luigi Verdi, 7 aprile 2013)

Allora, ho provato a scrivere un appunto a margine, quasi una piccola chiosa, come promemoria per i momenti difficili:

Alla fin fine, vorremmo tutti essere felici. Almeno un po’, e il più spesso possibile.
E ci troviamo a vivere in un mondo dominato dalla paura e dallo stress, dove “è di successo” chi corre, chi è prestante, chi supera costantemente le attese…

Non è strano che tante persone vivano male, non riescano ad accettarsi, abbiano un brutto rapporto con sé stesse, e qualche volta pure con gli altri.

Qualche tempo fa, ho conosciuto una persona saggia, che suggerisce di iniziare la giornata guardandosi allo specchio e dicendosi con convinzione: “Io sono una persona unica, e meravigliosa”. Troppo spesso ce ne dimentichiamo, e finiamo per dare ascolto al Ministro della Paura e al Manager della Perfezione: che GRANDE peccato…

Romena - Pasqua 2011

Buon Natale!

Trascrivo anche qui, sul mio blog, gli auguri che ho inviato a tanti amici, vecchi e nuovi.

Vi auguro tempo per le persone che amate, sorrisi larghi e aperti da donare agli sconosciuti, abbracci da orsi per stringere gli amici più cari, tenerezze inattese per chi sta perdendo la speranza.

Vi auguro che il Natale non sia uno stanco rito o una festa del cibo e dei sensi. Che il nuovo anno ci veda pronti a rischiare in prima persona per una buona causa, solidali al fianco di chi è colpito nella propria dignità, capaci di confortare chi non sa più come andare avanti.

Alla fine, io credo, da questi tempi segnati dall’ansia, dalla precarietà, dalla paura usciremo solo assieme. Pensando e agendo col “noi”. Riscoprendo valori antichi, come l’autenticità e la solidarietà. E declinandoli in forme nuove. Lasciando gli adoratori del Dio Mercato al loro triste destino contabile e riprendendo contatto con la terra, con la bellezza, con la gratuità. Col gusto delle cose lente, fatte bene, condivise. Che sanno di buono.

Ecco, per me Natale vorrebbe essere anche questo: trovare il tempo. Lasciare andare i tanti, troppi stimoli che reclamano brandelli della nostra attenzione. E ricercare profondità negli sguardi, leggerezza nel bagaglio di (pre)occupazioni, tenerezza nelle azioni e nei gesti. Provare, per quanto possibile, a essere una piccola oasi nel deserto della vita, per tutte le persone assetate di amore che incontreremo.

Tra i molti auguri che ho ricevuto, poi, ce n’è uno che mi è piaciuto in modo particolare, e ne sono davvero grato ai miei amici Simona e Andrea: mi fa piacere trascriverlo qui e condividerlo con tutte le persone che sosteranno su queste pagine per qualche tempo, perché dice tutta la tenerezza e la poesia che mi stanno (ci stanno) a cuore.

Dio si nasconde nel piccolo pugno serrato dei neonati,
nell’acqua che si beve e nei sorrisi scambiati da due passanti.

(Christian Bobin)

Icona Natale

Nuovo

Oggi festeggio 46 anni. A conti fatti, 16.803 giorni di vita.

Anche oggi è un giorno nuovo di zecca, un dono meraviglioso, un’altra perla da infilare in una collana già molto lunga.

E forse, il miglior augurio per ogni giorno è quello che ritrovo ogni mattina nelle Lodi di Romena: “Che non sia un giorno sterile, ma consumato”. Un giorno per metterci amore.

Perché almeno una cosa credo di averla capita: ha ragione l’Abbé Pierre: “La vita è un minuzzolo di tempo concesso alla nostra libertà per imparare ad amare.”

Buoni giorni, e buona vita a te che passi di qua. E l’augurio migliore è quello del grande Gianmaria Testa.

I piccoli – Luigi Verdi

Tu, accogli la luce della candela
che i piccoli accendono all’alba e alla sera,
che all’aurora gridano
chiedendo in prestito le tue ali
e trovare riposo.

Tu, accogli la lotta dei piccoli,
la loro ricerca di pace
mille volte sognata e attesa non senza tremore.
Gli anni duri di pazienza e fedeltà
per poter fare della vita una luce.

Tu, ti riveli ai piccoli che fanno
di ogni ombra una freccia di luce,
che si aprono come fiore del mattino.

Io temo uomini e fedi
dei saggi e degli intelligenti,
che non provano neanche un istante
a stare nel presente,
a respirare nel giardino di Dio.

Tre pensieri dell’Abbé Pierre

Oggi mi piace riportare qui tre pensieri dell’Abbé Pierre, per i quali sono debitore in toto al sito web della Fraternità di Romena, dove ques’uomo di Dio era di casa.
L’ultimo mi tocca sempre in profondità, quando mi torna alla mente: ci colgo una saggezza e un senso di umanità davvero speciali.

Bisogna amare le porte
perché sono il posto dove nessuno si ferma.
Il posto da dove si passa
da dove si parte
dove avvengono tutti gli incontri.
Bisogna odiare le porte chiuse
chiuse agli incontri
e chiuse a chi parte.


“Preoccupatevi sempre di lasciare un vetro rotto nella vostra fraternità. Le comunità piccole sono una grande risorsa per la chiesa. Ma è necessario che sappiano rimanere aperte al disagio, aperte all’altro: se si lasciano vedere le proprie ferite, i propri vetri rotti, è più facile che una persona che cerca aiuto senta di potersi fermare.”
(augurio alla Fraternità di Romena).


“La vita è un minuzzolo di tempo concesso alla nostra libertà per imparare ad amare”

Mi sta a cuore – Luigi Verdi

Mi sta a cuore
chi riconsacra la vita
per cancellare la nostra viltà,
chi fa un piccolo passo per volta
senza sapere la distanza,
chi mantiene gli occhi aperti
nella lunga attesa.

Mi sta a cuore
il tuo soffrire per poter cambiare,
il tuo sforzo per riuscirci e guarire,
il tuo smarrirti per arrivare a capire.

Mi sta a cuore
chi rimane mite oltre le lingue maligne,
lo scherno degli egoisti
e le consuetudini di ogni giorno.

Mi sta a cuore
chi è fedele al poco e al mistero,
a qualunque trama di vita
pazientemente tessuta.

[tratta da “Preghiere a Romena“, di don Luigi Verdi]