Oggi c’è stata l’ultima lezione in aula della scuola di counseling che ho frequentato in questi tre anni: manca ancora un seminario residenziale, a inizio luglio, e poi l’esame finale a settembre, per mettere il suggello a un percorso formativo che mi ha arricchito moltissimo, cambiandomi in profondità.
Mi sembra giusto ringraziare pubblicamente i miei maestri, Sandro e Lory, e l’associazione “Il cerchio dell’esperienza” di Firenze, che promuove la scuola. Assieme a loro, sono grato dal profondo del cuore ai miei fantastici compagni e compagne di viaggio: Daniele, Elena, Francesca, Gabriele, Laura, Leonardo, Michele, Sonia. In tre anni, siamo cresciuti tanto, e ci siamo arricchiti a vicenda, aprendoci sempre più, donandoci il meglio di noi stessi e diventando un gruppo affiatatissimo.
Scrivo questo post perché è bello ringraziare tutte le persone (gli incontri, i cuori, i doni) che ci hanno resi ciò che siamo. E mi viene in mente la mia amica Sandra, che a settembre 2010 mi consigliò caldamente – e senza riserve! – di seguire l’intuizione, e iscrivermi senz’altro alla scuola di counseling, se lo desideravo, perché ne valeva davvero la pena.
Dunque, cos’ho imparato in questi tre anni? Diverse cose, credo, e mi piace condividerle:
Ho imparato l’importanza del “conosci te stesso”: non si finisce mai, e non avrebbe senso credere di poter aiutare altre persone, se prima non avessimo deciso di farci aiutare. Non c’è percorso di crescita che non parta da noi, non c’è aspirante guaritore che non sia stato prima ferito.
Ho imparato a non giudicare, a comprendere che ogni comportamento è figlio di un’intenzione, anche quando non si riesce a scorgerla, a prima vista.
Ho imparato l’importanza dell’ascolto: un ascolto accogliente, attento, sinceramente curioso. Un ascolto che comprende anche il linguaggio del corpo, le sfumature, i silenzi. Un ascolto che non deve diventare frettoloso desiderio di sistemare le cose, all’insegna del motto “fantastico, ho capito tutto, la soluzione al tuo problema è bell’e trovata!”. Piuttosto, deve lasciare tempo e spazio, aiutare ad esprimersi con libertà, far sentire l’altra persona accolta, così com’è.
Ho imparato l’importanza delle emozioni, il ruolo formidabile che giocano in tanti comportamenti umani, e le possibilità di non farci schiacciare da emozioni troppo intense, dolorose, difficili da sostenere o da cambiare.
Ho imparato che ogni persona è meravigliosa, unica e irripetibile. Che siamo tutti un ponte tra Cielo e Terra: scintille d’infinito che l’Universo (il Divino, fate voi) ha spedito sulla Terra nell’istante irripetibile in cui uno spermatozoo ha concluso la propria corsa fecondando un ovulo, e dando origine a un essere umano. Circondato di attese delle generazioni precedenti, impregnato di tanti condizionamenti familiari, culturali… eppure incredibilmente potente, capace di fare meraviglie, se non ha paura della propria coscienza e della propria libertà.
Ho imparato che molte domande non trovano una risposta, ma possono essere l’inizio di un cambiamento. Fatto di moltissimi passi, di qualche rovinosa caduta, di lividi e ammaccature, e di promesse di grandezza. Perché ciascuno di noi ha un posto nel mondo, una missione da compiere, una nuova rotta da tracciare. “Diventa ciò che sei, scopri l’infinito che ha mosso la tua scintilla”.
Ho imparato che il caso non esiste. Che siamo tutti collegati, uniti da fili invisibili: a volte ce ne accorgiamo, altre volte siamo distratti, o storditi da troppi stimoli esterni, per riuscire ad accorgercene. Ma tutto ha un senso, e forse bisognerà arrivare alla fine della vita – o guardare il mondo dall’altra riva – per riuscire a coglierlo appieno.
E sono profondamente, immensamente grato alla Vita (all’Universo, al Buon Dio) perché, arrivato alla fine di questo percorso, mi sento più leggero. Affratellato a tantissime altre persone. Essere umano, parte di un’immensa famiglia: siamo in tanti ad arrancare, nei giorni bui. Le cicatrici aumentano con gli anni, a segnare tutti i colpi che la sorte ci ha riservato. Le esperienze ci hanno cambiati, gli incontri hanno segnato bivi tappe e soste nel viaggio sulla terra. E il tempo che passa ha accresciuto e accresce ogni giorno l’amore per la Vita, per il suo grande, affascinante e meraviglioso Mistero.
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l’indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d’ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
(William Ernest Henley)